Storia

La Cassa Depositi e Prestiti fu costituita l’11 febbraio 1925 per iniziativa di un gruppo di dipendenti dell’allora U.I.T.E. (Unione Italiana Tramway Elettrici), facenti parte del deposito tranviario di Genova Sampierdarena.

Lo scopo mutualistico dichiarato, migliorare le condizioni morali e materiali dei soci con operazioni di prestito e risparmio, é tuttora vigente nello statuto sociale e comprovato dalla mutualità prevalente (100%) della società cooperativa di oggi.

La Cassa Depositi e Prestiti è passata indenne, con alterne fortune, attraverso il periodo del ventennio fascista e il periodo bellico e postbellico. L’espansione è avvenuta con la fine degli anni sessanta e inizi dei settanta, per la tenacia del Presidente e dei Consiglieri dell’epoca che, con opera di proselitismo capillare, aumentarono la compagine sociale notevolmente.

Il maggior numero di soci si raggiunse tra la fine degli anni settanta e gli inizi degli anni ottanta con la possibilità di estendere la qualità di socio anche ai famigliari dei dipendenti ed ex-dipendenti A.M.T..

Nel 1985 A.M.T. raggiunse il massimo numero di dipendenti (5085), mentre la Cassa Depositi e Prestiti superava i 16.000 soci.

Con l’estensione della possibilità di concedere oltre ai prestiti individuali, anche mutui per l’acquisto dell’abitazione (attorno al 1982/83), il volume d’affari della Cassa Depositi e Prestiti decolla e permette a moltissimi tranvieri, soci della Cooperativa, di acquistare in proprietà la casa di abitazione.

Solo la nuova Legge Bancaria (385/1993) e successivi interventi della Banca d’Italia costrinsero la Cassa Depositi e Prestiti a un certo ridimensionamento: il prestito sociale (configurandosi come raccolta di risparmio), da allora fu possibile solo tra i soci rivestenti la qualità di dipendente A.M.T. in servizio (o ex-dipendente in pensione, iscritti alla Cooperativa prima della nuova normativa).

Pertanto la Cassa Depositi e Prestiti dovette varare un piano triennale di dismissione dei depositi dei cosiddetti soci di tipo “B” (famigliari entri il terzo grado). Il numero dei libretti da dismettere riguardava ottomila soci, e, per dare una dimensione all’impresa, si passò da circa 16.000 soci complessivi del 1995 ad una compagine sociale di circa 5400 soci nel 2001.

Con un depositato che da circa 258 miliardi di lire nel 1995 si attestò a circa 97 miliardi di lire a fine dismissione.

All’epoca fu anche considerata la possibilità di trasformare la Cassa Depositi e Prestiti in Banca di Credito Cooperativo, idea che fu presto abbandonata per l’enorme investimento necessario alla costituzione di una banca e gli elevati costi fissi di gestione che comportava.

La cooperativa ha continuato la sua attività, dopo essere stata classificata da Banca d’Italia come “intermediario finanziario abilitato”, per qualche anno iscritta nell’elenco speciale ex-art.107 del T.U.B. (anche D.Lgs. 141/2010) e successivamente iscritta all’art. 106 del T.U.B.

Successivamente nell’ambito della riforma dell’intermediazione finanziaria non bancaria, introdotta dal D.Lgs. 141/2010, art. 112-comma 7, così come modificato dal D.Lgs. 169/2012 è stato previsto che gli enti e le società cooperative, costituiti tra dipendenti di una medesima amministrazione pubblica entro il 1/1/1993 e già iscritti nell’elenco generale ex-art.106 T.U.B. , possono continuare ad operare alle condizioni e nei limiti stabiliti dalle disposizioni di settore senza l’obbligo di iscrizione in albi ed elenchi tenuti dalla Banca d’Italia.

La compagine sociale è raffigurata da soci di tipo “A” (dipendenti ed ex-dipendenti A.M.T. già soci alla data dei decreti del Ministero del Tesoro del 1995), e soci di tipo “B” (famigliari entro il terzo grado di soci di tipo ”A”).

I soci di tipo “A” hanno la possibilità di finanziare la Cassa attraverso il prestito sociale nei limiti di legge e possono usufruire di prestiti e mutui ipotecari.

I soci di tipo “B” (famigliari di dipendenti ed ex-dipendenti di A.M.T.), non hanno la possibilità di finanziare la Cooperativa attraverso finanziamenti, ma hanno la sola possibilità di accedere a prestiti e mutui offerti dalla Cooperativa stessa.

L’attività della Cooperativa è regolata dallo Statuto sociale e dai Regolamenti interni.

La Cooperativa opera nel rispetto rigoroso di tutte le norme che la disciplinano.

In quanto cooperativa a “mutualità prevalente” nel senso richiesto dall’art. 2512 c.c. e nel testo vigente, svolge la propria attività esclusivamente in favore dei propri soci, opera in termini di assoluta democraticità attraverso organi elettivi (Consiglio di Amministrazione e Collegio Sindacale) e organi deliberanti (Assemblea dei Soci), è soggetta a controlli interni (Collegio Sindacale), alla certificazione dei bilanci annuali da parte Società di Revisione (Legge 31/01/1992 n° 59) e alla revisione annuale da parte degli Organi Tutori (Lega delle Cooperative), preposti alla vigilanza sugli enti cooperativi ai sensi di legge.

I bilanci della Cooperativa sono sottoposti alla certificazione annuale da parte di una Società di Revisione iscritta all’albo e/o autorizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico, aderente alla convenzione con le associazioni di categoria.